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Vasco Are (1943 - 2001)
"Ho fatto approdare nel mio lavoro le vele, per non abbandonarle all’oblio di porti sconosciuti. Le mie vele sono entrate nella mia quotidianità, trasparenti e leggere, non sfruttano la forza del vento, però l’aria è sempre il loro elemento consueto. L’aria permette di percepire suoni e colori, ed è ciò che le vele mie fanno e faranno."
Vasco Are
Le Vele di Natale sono costituite da telai di legno triangolari con una rete metallica cui sono fissati campanelli e frammenti di plexiglas colorati che rifrangono la luce. I tubi di lampadine di colore verde lungo i bordi richiamano gli alberi di Natale e il suono dei campanelli crea un effetto fiabesco che, nelle intenzioni dell’artista, richiama anche l’immagine di aquiloni o alberi della cuccagna. Il poeta Nico Orengo ha raccontato l’amore per i giochi di parole dell’amico Vasco Are e non è un caso che il titolo dell’opera presenti un’ambiguità: non “alberi”, ma “vele”. Per Are, le vele rimandano all’immaginario avventuroso di Emilio Salgari e Robert Louis Stevenson, ai pirati e ai vichinghi.
Attivo a Torino dagli anni Sessanta, ha fondato nel 1967 la casa editrice Pithecanthropus con Gianni Milano e Tucci Russo. La sua ricerca, caratterizzata da una sensibilità ai temi ecologisti che si rifletteva nel frequente uso di materiali di recupero, si è sviluppata nei diversi linguaggi della poesia, della pittura, del cinema e della scultura.
testo di Silvia Maria Sara Cammarata
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location


piazza
Bodoni




Vasco Are (1943 - 2001)


"Ho fatto approdare nel mio lavoro le vele, per non abbandonarle all’oblio di porti sconosciuti. Le mie vele sono entrate nella mia quotidianità, trasparenti e leggere, non sfruttano la forza del vento, però l’aria è sempre il loro elemento consueto. L’aria permette di percepire suoni e colori, ed è ciò che le vele mie fanno e faranno."


Vasco Are




Le Vele di Natale (1998) sono costituite da telai di legno triangolari con una rete metallica cui sono fissati campanelli e frammenti di plexiglas colorati che rifrangono la luce. I tubi di lampadine di colore verde lungo i bordi richiamano gli alberi di Natale e il suono dei campanelli crea un effetto fiabesco che, nelle intenzioni dell’artista, richiama anche l’immagine di aquiloni o alberi della cuccagna. Il poeta Nico Orengo ha raccontato l’amore per i giochi di parole dell’amico Vasco Are e non è un caso che il titolo dell’opera presenti un’ambiguità: non “alberi”, ma “vele”. Per Are, le vele rimandano all’immaginario avventuroso di Emilio Salgari e Robert Louis Stevenson, ai pirati e ai vichinghi.


Attivo a Torino dagli anni Sessanta, ha fondato nel 1967 la casa editrice Pithecanthropus con Gianni Milano e Tucci Russo. La sua ricerca, caratterizzata da una sensibilità ai temi ecologisti che si rifletteva nel frequente uso di materiali di recupero, si è sviluppata nei diversi linguaggi della poesia, della pittura, del cinema e della scultura.


testo di Silvia Maria Sara Cammarata
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location
piazza
Bodoni





Vasco Are (1943 - 2001)


"Ho fatto approdare nel mio lavoro le vele, per non abbandonarle all’oblio di porti sconosciuti. Le mie vele sono entrate nella mia quotidianità, trasparenti e leggere, non sfruttano la forza del vento, però l’aria è sempre il loro elemento consueto. L’aria permette di percepire suoni e colori, ed è ciò che le vele mie fanno e faranno."


Vasco Are




Le Vele di Natale (1998) sono costituite da telai di legno triangolari con una rete metallica cui sono fissati campanelli e frammenti di plexiglas colorati che rifrangono la luce. I tubi di lampadine di colore verde lungo i bordi richiamano gli alberi di Natale e il suono dei campanelli crea un effetto fiabesco che, nelle intenzioni dell’artista, richiama anche l’immagine di aquiloni o alberi della cuccagna. Il poeta Nico Orengo ha raccontato l’amore per i giochi di parole dell’amico Vasco Are e non è un caso che il titolo dell’opera presenti un’ambiguità: non “alberi”, ma “vele”. Per Are, le vele rimandano all’immaginario avventuroso di Emilio Salgari e Robert Louis Stevenson, ai pirati e ai vichinghi.


Attivo a Torino dagli anni Sessanta, ha fondato nel 1967 la casa editrice Pithecanthropus con Gianni Milano e Tucci Russo. La sua ricerca, caratterizzata da una sensibilità ai temi ecologisti che si rifletteva nel frequente uso di materiali di recupero, si è sviluppata nei diversi linguaggi della poesia, della pittura, del cinema e della scultura.


testo di Silvia Maria Sara Cammarata



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