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Daniel Buren (1938)
"L’effetto è quello di un grande tappeto sospeso al di sopra delle teste dei passanti, ma la sua caratteristica principale è quella di essere visibile sia di giorno che di notte. La differenza tra le due situazioni incide evidentemente sul carattere dell’installazione, però in questo modo l’opera, concepita per illuminare la notte, sembra continuare a vivere anche quando si spegne la corrente elettrica."
Daniel Buren
Il Tappeto volante è composto da 1536 lanterne cubiche di plexiglas, parzialmente colorate di rosso o blu alternati al bianco, nelle strisce di 8,7 centimetri che caratterizzano tutte le opere di Daniel Buren, a prescindere dalla grandezza e dal luogo per cui vengono concepite. In alcune edizioni passate di Luci d’Artista, Tappeto volante era stata allestita altrove nel centro cittadino, e in occasione delle Olimpiadi invernali di Torino 2006 è stata modificata sostituendo il verde al blu per celebrare i colori della bandiera italiana.
Dal 1965 Daniel Buren (Boulogne-Billancourt, 1938) ha abbandonato le tradizionali tecniche pittoriche per dedicarsi a una ricerca minimalista e concettuale. Da allora utilizza la striscia: un segno volutamente banale e anonimo che evita elementi soggettivi e si configura come un atto radicale: uno “strumento visuale” che permette a chi osserva di non concentrarsi solo sull’oggetto, ma sul rapporto che esso intrattiene con il luogo che lo ospita. L’opera diventa così un segnale d’attenzione verso il contesto.
Daniel Buren è uno degli artisti contemporanei più apprezzati a livello internazionale, insignito già nel 1986 del Leone d’Oro alla carriera della Biennale di Venezia. La sua rigorosa ricerca si sviluppa su supporti diversi e su scala ambientale con interventi nello spazio pubblico e opere permanenti come l’installazione nella corte d’onore del Palais Royal di Parigi, con duecentosessanta colonne ottagonali che si estendono anche nel sottosuolo o, in Piemonte, le centoventisei bandiere fluttuanti che dialogano con il paesaggio dalle terrazze della Fondazione Zegna di Trivero, nel biellese. Le sue opere sono nelle collezioni dei più importanti musei del mondo. Nel 2007 ha ricevuto il Praemium Imperiale per la Pittura dalla Japan Art Association e nel 2024 il Premio Internacional de Mecenazgo conferito dalla Fondazione Callia di Spagna.
Alcune delle maggiori istituzioni francesi come Palais de Tokyo, Centre George Pompidou e Fondation Vuitton sono luoghi di suoi interventi e tra le numerose mostre personali di Daniel Buren in Italia e all’estero si segnalano: Stedelijk Museum, Amsterdam, Olanda (1976); Van Abbemuseum, Eindhoven, Olanda (1976); PAC - Padiglione d'Arte Contemporanea, Milano (1979); Detroit Institute of Arts Museum, Detroit, USA (1981); Brooklyn Art Museum, New York, USA (1988); Kunstmuseum Bonn, Germania (1995); San Francisco Museum of Modern Art, USA (2003); Guggenheim Museum, New York, USA (2005); Madre, Napoli (2015).
testo di Silvia Maria Sara Cammarata
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___
location


piazza
Palazzo di Città




Daniel Buren (1938)



"L’effetto è quello di un grande tappeto sospeso al di sopra delle teste dei passanti, ma la sua caratteristica principale è quella di essere visibile sia di giorno che di notte. La differenza tra le due situazioni incide evidentemente sul carattere dell’installazione, però in questo modo l’opera, concepita per illuminare la notte, sembra continuare a vivere anche quando si spegne la corrente elettrica."


Daniel Buren



Il Tappeto volante (1999) è composto da 1536 lanterne cubiche di plexiglas, parzialmente colorate di rosso o blu alternati al bianco, nelle strisce di 8,7 centimetri che caratterizzano tutte le opere di Daniel Buren, a prescindere dalla grandezza e dal luogo per cui vengono concepite. In alcune edizioni passate di Luci d’Artista, Tappeto volante era stata allestita altrove nel centro cittadino, e in occasione delle Olimpiadi invernali di Torino 2006 è stata modificata sostituendo il verde al blu per celebrare i colori della bandiera italiana.


Dal 1965 Daniel Buren (Boulogne-Billancourt, 1938) ha abbandonato le tradizionali tecniche pittoriche per dedicarsi a una ricerca minimalista e concettuale. Da allora utilizza la striscia: un segno volutamente banale e anonimo che evita elementi soggettivi e si configura come un atto radicale: uno “strumento visuale” che permette a chi osserva di non concentrarsi solo sull’oggetto, ma sul rapporto che esso intrattiene con il luogo che lo ospita. L’opera diventa così un segnale d’attenzione verso il contesto.


Daniel Buren è uno degli artisti contemporanei più apprezzati a livello internazionale, insignito già nel 1986 del Leone d’Oro alla carriera della Biennale di Venezia. La sua rigorosa ricerca si sviluppa su supporti diversi e su scala ambientale con interventi nello spazio pubblico e opere permanenti come l’installazione nella corte d’onore del Palais Royal di Parigi, con duecentosessanta colonne ottagonali che si estendono anche nel sottosuolo o, in Piemonte, le centoventisei bandiere fluttuanti che dialogano con il paesaggio dalle terrazze della Fondazione Zegna di Trivero, nel biellese. Le sue opere sono nelle collezioni dei più importanti musei del mondo. Nel 2007 ha ricevuto il Praemium Imperiale per la Pittura dalla Japan Art Association e nel 2024 il Premio Internacional de Mecenazgo conferito dalla Fondazione Callia di Spagna.


Alcune delle maggiori istituzioni francesi come Palais de Tokyo, Centre George Pompidou e Fondation Vuitton sono luoghi di suoi interventi e tra le numerose mostre personali di Daniel Buren in Italia e all’estero si segnalano: Stedelijk Museum, Amsterdam, Olanda (1976); Van Abbemuseum, Eindhoven, Olanda (1976); PAC - Padiglione d'Arte Contemporanea, Milano (1979); Detroit Institute of Arts Museum, Detroit, USA (1981); Brooklyn Art Museum, New York, USA (1988); Kunstmuseum Bonn, Germania (1995); San Francisco Museum of Modern Art, USA (2003); Guggenheim Museum, New York, USA (2005); Madre, Napoli (2015).


testo di Silvia Maria Sara Cammarata
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location
piazza
Palazzo di cittÀ



Daniel Buren (1938)



"L’effetto è quello di un grande tappeto sospeso al di sopra delle teste dei passanti, ma la sua caratteristica principale è quella di essere visibile sia di giorno che di notte. La differenza tra le due situazioni incide evidentemente sul carattere dell’installazione, però in questo modo l’opera, concepita per illuminare la notte, sembra continuare a vivere anche quando si spegne la corrente elettrica."


Daniel Buren




Il Tappeto volante (1999) è composto da 1536 lanterne cubiche di plexiglas, parzialmente colorate di rosso o blu alternati al bianco, nelle strisce di 8,7 centimetri che caratterizzano tutte le opere di Daniel Buren, a prescindere dalla grandezza e dal luogo per cui vengono concepite. In alcune edizioni passate di Luci d’Artista, Tappeto volante era stata allestita altrove nel centro cittadino, e in occasione delle Olimpiadi invernali di Torino 2006 è stata modificata sostituendo il verde al blu per celebrare i colori della bandiera italiana.


Dal 1965 Daniel Buren (Boulogne-Billancourt, 1938) ha abbandonato le tradizionali tecniche pittoriche per dedicarsi a una ricerca minimalista e concettuale. Da allora utilizza la striscia: un segno volutamente banale e anonimo che evita elementi soggettivi e si configura come un atto radicale: uno “strumento visuale” che permette a chi osserva di non concentrarsi solo sull’oggetto, ma sul rapporto che esso intrattiene con il luogo che lo ospita. L’opera diventa così un segnale d’attenzione verso il contesto.


Daniel Buren è uno degli artisti contemporanei più apprezzati a livello internazionale, insignito già nel 1986 del Leone d’Oro alla carriera della Biennale di Venezia. La sua rigorosa ricerca si sviluppa su supporti diversi e su scala ambientale con interventi nello spazio pubblico e opere permanenti come l’installazione nella corte d’onore del Palais Royal di Parigi, con duecentosessanta colonne ottagonali che si estendono anche nel sottosuolo o, in Piemonte, le centoventisei bandiere fluttuanti che dialogano con il paesaggio dalle terrazze della Fondazione Zegna di Trivero, nel biellese. Le sue opere sono nelle collezioni dei più importanti musei del mondo. Nel 2007 ha ricevuto il Praemium Imperiale per la Pittura dalla Japan Art Association e nel 2024 il Premio Internacional de Mecenazgo conferito dalla Fondazione Callia di Spagna.


Alcune delle maggiori istituzioni francesi come Palais de Tokyo, Centre George Pompidou e Fondation Vuitton sono luoghi di suoi interventi e tra le numerose mostre personali di Daniel Buren in Italia e all’estero si segnalano: Stedelijk Museum, Amsterdam, Olanda (1976); Van Abbemuseum, Eindhoven, Olanda (1976); PAC - Padiglione d'Arte Contemporanea, Milano (1979); Detroit Institute of Arts Museum, Detroit, USA (1981); Brooklyn Art Museum, New York, USA (1988); Kunstmuseum Bonn, Germania (1995); San Francisco Museum of Modern Art, USA (2003); Guggenheim Museum, New York, USA (2005); Madre, Napoli (2015).


testo di Silvia Maria Sara Cammarata



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