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Rebecca Horn (1944-2024)
"Cerchi blu salgono dalla nebbia del fiume, dalla terra e dalla neve si attorcigliano alle colonne della chiesa. Danzano sulla piazza notturna come aureole capovolte delle stelle."
Rebecca Horn
Piccoli spiriti blu è composta da settantadue cerchi di neon di dimensioni diverse, installati inizialmente attorno alla chiesa della Gran Madre, e poi sul Monte dei Cappuccini, dove circondano la chiesa estendendosi fino a un’ala dell’ex convento. In entrambe le sedi, l’opera contribuisce a modificare la percezione dello spazio creando un’atmosfera di sospensione dai toni irreali. Se prima era l’aura di mistero che viene attribuita alla Gran Madre, ora è la nebbia della collina torinese ad amplificarne l’effetto.
L’energia che scaturisce dai luoghi è al centro di altre installazioni di luce realizzate dalla Horn tra gli anni Novanta e Duemila, come Spiriti di madreperla, in piazza del Plebiscito a Napoli, dove anelli luminosi bianchi sospesi sopra teschi di ghisa affioranti dal suolo definivano un campo energetico tra terra e cielo, evocando la vita che si affaccia all’eternità.
Rebecca Horn (Michelstadt, Germania, 1944 - Bad König, 2024) lavorava con diversi linguaggi e media. Nelle sue prime performance negli anni Settanta indagava il rapporto tra corpo e spazio attraverso le “estensioni corporali”, strutture e maschere da indossare alle quali presto subentrarono complessi dispositivi meccanici, macchine cinetiche che figuravano inizialmente nei suoi film, e interagivano con l’ambiente attraverso elementi e oggetti quali specchi, imbuti, piume.
Tra gli anni Ottanta e Novanta Horn ha realizzato sculture site specific in luoghi carichi di importanza politica e storica. Nel suo universo di materie e di forme ricche di rimandi metaforici e simbolici, è presente anche la potenza della scrittura, che in opere come Book of Ashes (2002) evoca le vittime dell’11 settembre 2001 di cui traccia i nomi su uno specchio.
Rebecca Horn ha avuto mostre personali in musei quali il MOCA di Los Angeles, il Guggenheim di New York, la Tate Modern di Londra e ottenuto diversi premi, tra i quali il Documenta Prize (1986), il Praemium Imperiale di Tokyo (2010) e Wilhelm Lehmbruck Prize (2017). Ha partecipato alla Biennale di Venezia (2022) e tra le recenti mostre personali si segnalano: Centre Pompidou Metz (2019); Tinguely Museum, Basilea (2020); Bank Austria Kunstforum, Vienna (2021) e Haus der Kunst, Monaco di Baviera (2024).
testo di Silvia Maria Sara Cammarata
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___
location


Monte
Dei Cappuccini





Rebecca Horn (1944-2024)



"Cerchi blu salgono dalla nebbia del fiume, dalla terra e dalla neve si attorcigliano alle colonne della chiesa. Danzano sulla piazza notturna come aureole capovolte delle stelle."


Rebecca Horn




Piccoli spiriti blu, 1999 è composta da settantadue cerchi di neon di dimensioni diverse, installati inizialmente attorno alla chiesa della Gran Madre, e poi sul Monte dei Cappuccini, dove circondano la chiesa estendendosi fino a un’ala dell’ex convento. In entrambe le sedi, l’opera contribuisce a modificare la percezione dello spazio creando un’atmosfera di sospensione dai toni irreali. Se prima era l’aura di mistero che viene attribuita alla Gran Madre, ora è la nebbia della collina torinese ad amplificarne l’effetto.


L’energia che scaturisce dai luoghi è al centro di altre installazioni di luce realizzate dalla Horn tra gli anni Novanta e Duemila, come Spiriti di madreperla, in piazza del Plebiscito a Napoli, dove anelli luminosi bianchi sospesi sopra teschi di ghisa affioranti dal suolo definivano un campo energetico tra terra e cielo, evocando la vita che si affaccia all’eternità.


Rebecca Horn (Michelstadt, Germania, 1944 - Bad König, 2024) lavorava con diversi linguaggi e media. Nelle sue prime performance negli anni Settanta indagava il rapporto tra corpo e spazio attraverso le “estensioni corporali”, strutture e maschere da indossare alle quali presto subentrarono complessi dispositivi meccanici, macchine cinetiche che figuravano inizialmente nei suoi film, e interagivano con l’ambiente attraverso elementi e oggetti quali specchi, imbuti, piume.


Tra gli anni Ottanta e Novanta Horn ha realizzato sculture site specific in luoghi carichi di importanza politica e storica. Nel suo universo di materie e di forme ricche di rimandi metaforici e simbolici, è presente anche la potenza della scrittura, che in opere come Book of Ashes (2002) evoca le vittime dell’11 settembre 2001 di cui traccia i nomi su uno specchio.


Rebecca Horn ha avuto mostre personali in musei quali il MOCA di Los Angeles, il Guggenheim di New York, la Tate Modern di Londra e ottenuto diversi premi, tra i quali il Documenta Prize (1986), il Praemium Imperiale di Tokyo (2010) e Wilhelm Lehmbruck Prize (2017). Ha partecipato alla Biennale di Venezia (2022) e tra le recenti mostre personali si segnalano: Centre Pompidou Metz (2019); Tinguely Museum, Basilea (2020); Bank Austria Kunstforum, Vienna (2021) e Haus der Kunst, Monaco di Baviera (2024).


testo di Silvia Maria Sara Cammarata
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location
MONTE
DEI CAPPUCCINI




Rebecca Horn (1944-2024)



"Cerchi blu salgono dalla nebbia del fiume, dalla terra e dalla neve si attorcigliano alle colonne della chiesa. Danzano sulla piazza notturna come aureole capovolte delle stelle."


Rebecca Horn



Piccoli spiriti blu, 1999 è composta da settantadue cerchi di neon di dimensioni diverse, installati inizialmente attorno alla chiesa della Gran Madre, e poi sul Monte dei Cappuccini, dove circondano la chiesa estendendosi fino a un’ala dell’ex convento. In entrambe le sedi, l’opera contribuisce a modificare la percezione dello spazio creando un’atmosfera di sospensione dai toni irreali. Se prima era l’aura di mistero che viene attribuita alla Gran Madre, ora è la nebbia della collina torinese ad amplificarne l’effetto.


L’energia che scaturisce dai luoghi è al centro di altre installazioni di luce realizzate dalla Horn tra gli anni Novanta e Duemila, come Spiriti di madreperla, in piazza del Plebiscito a Napoli, dove anelli luminosi bianchi sospesi sopra teschi di ghisa affioranti dal suolo definivano un campo energetico tra terra e cielo, evocando la vita che si affaccia all’eternità.


Rebecca Horn (Michelstadt, Germania, 1944 - Bad König, 2024) lavorava con diversi linguaggi e media. Nelle sue prime performance negli anni Settanta indagava il rapporto tra corpo e spazio attraverso le “estensioni corporali”, strutture e maschere da indossare alle quali presto subentrarono complessi dispositivi meccanici, macchine cinetiche che figuravano inizialmente nei suoi film, e interagivano con l’ambiente attraverso elementi e oggetti quali specchi, imbuti, piume.


Tra gli anni Ottanta e Novanta Horn ha realizzato sculture site specific in luoghi carichi di importanza politica e storica. Nel suo universo di materie e di forme ricche di rimandi metaforici e simbolici, è presente anche la potenza della scrittura, che in opere come Book of Ashes (2002) evoca le vittime dell’11 settembre 2001 di cui traccia i nomi su uno specchio.


Rebecca Horn ha avuto mostre personali in musei quali il MOCA di Los Angeles, il Guggenheim di New York, la Tate Modern di Londra e ottenuto diversi premi, tra i quali il Documenta Prize (1986), il Praemium Imperiale di Tokyo (2010) e Wilhelm Lehmbruck Prize (2017). Ha partecipato alla Biennale di Venezia (2022) e tra le recenti mostre personali si segnalano: Centre Pompidou Metz (2019); Tinguely Museum, Basilea (2020); Bank Austria Kunstforum, Vienna (2021) e Haus der Kunst, Monaco di Baviera (2024).


testo di Silvia Maria Sara Cammarata



## Tour ### Beschreibung ### Titel tour.name = livepano cappuccini